una recensione "particolare"; un racconto tutto da leggere...
...segue
Era una notte silenziosa. La scia argentea disegnata sul fiume dal chiarore lunare appariva ora lievemente increspata. una brezza, alzatasi all’improvviso, scompigliò le fronde degli aceri sul lungargine. Le foglie sembravano percorse da brividi.
Due bici erano state abbandonate sbrigativamente su di un prato vicino.
“Non c’è nessuno” rispose lui.
“Eppure…come un rumore metallico,,,”rispose lei sospettosa.
Lui archiviò la sua osservazione e riprese da dove aveva lasciato. Ogni centimetro del suo collo stava ricevendo una attenzione particolare prima di apporvi un bacio delicato. I baci, deposti uno ad uno, stavano diventando anelli di una lunga catena, E nessuna zona era stata dimenticata.
Lei cominciava a sconnettere. Tuttavia si impose di tenere ben stretto il filo logico dei suoi pensieri.
“Io…io…devo dirti una cosa…”.La voce le uscì soffocata e tremante.
“Si?” le rispose lui. Non vi trovò nulla di strano nella sua esitazione. Adesso stava armeggiando con i bottoni della sua camicetta. uno dopo l’altro i bottoni, liberati dalla rispettiva asola, lentamente e con metodo, lasciavano intravedere un grazioso reggiseno ricamato. Doveva essere nuovo, pensò,
“Ho visto una casa” riuscì a dire lei.
Lui stava pensando a quanti reggiseno le aveva visto, Erano quattro o cinque? Dunque c’era quello con le spalline, quello in pizzo sangallo, ho visto una casa, quello blu che usava per le uscite di gala…ho visto una casa…
Sgomento, riuscì infine a realizzare che quella notazione nascondeva qualcosa di insidioso. La guardò come solo in quel momento realizzasse la portata delle sue parole. Traendo un profondo sospiro si scostò da lei scrutandola con disappunto, Senza accorgersene corrugò la fronte mentre prendeva forma la domanda”E dov’è questa casa?“
Lei pur sentendosi colpevole dell’interruzione, fremeva,” in via del Tizzo maso” rispose elettrizzata. “E‘ l’ultima casa della via nei pressi del torrentello di Lamer“.
Il paese di montagna nel quale entrambi abitavano era costituito da un agglomerato raccolto di piccole abitazioni. tuttavia in numerosi punti le vie si intersecavano e assumevano nomi diversi. Gli si volle qualche momento prima di realizzare di quale casa potesse trattare.
Poi focalizzò l’abitazione osservando però di non aver saputo che quella vecchia casa fosse in vendita.
“in verità” rispose lei “la notizia è ancora ufficiosa. Ho però chiesto all’agente immobiliare di pazientare qualche giorno prima di esporre il cartello vendesi “
“E’ una mosca bianca questo agente per essersi lasciato convincere. a meno che tu non gli abbia promesso che quasi certamente la acquisterai “.
“E se fosse così sarebbe così terribile? Credi che ci vorrà molto per ristrutturarla?” gli chiese.
“Ecco a questo proposito ho conosciuto due architetti…“
“Spero che non ti abbiano detto che bisogna buttare via tutto”.
“No, no: Però qualche idea ci serve. si chiamano architetti Cataneo e Campobasso“.
Nel sentire i due nomi lui indietreggiò esclamando “Ma sono i migliori! Nel mio ufficio conservo una rivista di architettura che parla di loro. Chissà quanto costeranno!“.
“Ti sbagli”, rassicurò lei con veemenza, “Le loro tariffe sono molto contenute. E poi ho trovato la moglie dell’architetto Cataneo paziente, riflessiva. davvero deliziosa“.
“Deliziosa? interessante. sicuramente ci darò un’occhiata“.
Lei batté un piede in segno di protesta esclamando “Io parlo seriamente mentre tu invece…”.
“Anch’io parlo seriamente. perché non dovrei dare un’occhiata a questa deliziosa fanciulla?“.
La vide avvampare. La tirò a sé e la baciò teneramente. poi non allentando la presa le bisbiglio tenere parole.
Il rumore metallico si fece risentire. Entrambi diressero lo sguardo verso l’alto. Era l’una di notte.
Il pedale della bici aveva urtato per la seconda volta sul guardrail.
“Si, bisogna andare” pensò l’anziano signore che aveva ricercato nella solitaria pedalata notturna qualche momento di intimità con sé stesso. “Per questi ragazzi” pensò “il loro amore é una cosa seria“.